Perché le donne non la danno come lo darebbe un uomo?

Posted by Dario Russo under Creampie Me Press on sabato Mar 25, 2023

Perché le donne non la danno come lo darebbe un uomo?
di MammaDalla69

Prevenire le aggressioni, combattere la violenza: questo è il titolo dell’opuscolo pubblicato a spese dei cittadini del comune di Cividale del Friuli che suggerisce alle donne “Niente sorrisi o abiti vistosi”.
Probabilmente il mio libro di novelle erotiche. La donna è tutta qui avrebbe saputo consigliare loro di meglio.

L’opuscolo in questione più che altro potrà insegnare loro come essere indifferenti all’uomo comune, evitando di parlargli a quattr’occhi, e in alternativa cercarne uno su internet con profili il più delle volte fake. Tanti sono stati i casi di violenza sessuale con perfetti sconosciuti incontrati su internet candidati come perfetti latin lover.

Ed intanto vanno in giro in pieno inverno con abiti estivi succinti (o mezze nude) e senza giaccone, a pancia scoperta che mostra il loro ombelico, come la Carrà con il suo caschetto, tendenza degli anni ’60.

Sorridere è l’inizio per conoscersi ed avventurarsi in una nuova esperienza, anche semplicemente sessuale. Dovremmo insegnare a tutti il rispetto anziché precludere dei comportamenti pensando che così facendo il problema violenza sulle donne si possa risolvere. È la comunicazione (che manca!) alla basa di tutto.

La donna si ostina a pensare che l’uomo sia soltanto un animale. E non un essere bisognoso di affetto che cerca, suo malgrado, di comunicarlo come può.

Vi siete accorti che quando guardate le gambe di una giovane donna la prima cosa che fa è allungarsi la gonna? Poi però la gonna è corta e quando si siede, pur accavallando le gambe, non riesce a coprirsi del tutto.

E di quelle che portano la borsa a tracolla la cui cintura passa nel bel mezzo dei seni, come per la cintura di sicurezza in auto, lasciando che il loro maglione diventi più aderente da rendere le rotondità del seno più fatiscenti? Quando le guardi (perché le tette si lasciano guardare) ti ricambiano con uno sguardo indignato. Oppure guardano il proprio maglione pensando che sia sporco, senza dar conto al proprio potenziale sessuale attrattivo.

Non è detto che un uomo che guarda le forme di una donna sia per forza un maniaco e voglia assalirla. Se così fosse, allora altro che opuscolo che ci sarebbe da stampare: tutte le donne dovrebbero indossare il burqa.

Le palestre per sole donne sono un’altra chiara frontiera per il raggiungimento di un certo tipo di individualismo assoluto, quello femminile appunto.

E quando sono le donne a guardare il mister muscolo tatuato?  Se lo scopano già soltanto con gli occhi. Chi ci crede quando affermano che tipi del genere non fanno al caso loro, con la bava che ancora cola loro dalla bocca.

Quando vogliono, le donne sanno farsi capire bene. Prendono loro l’iniziativa di approcciare all’uomo che chimicamente le attrae per una bella scopata.

Mi è capitato di vedere due ragazze contendersi un teenager sulla spiaggia e in acqua.

E di una ragazza (fidanzata!) che va al mare (lei da sola, s’intende) con cinque ragazzi conosciuti occasionalmente sulla spiaggia.

Le avete mai beccate da sole a parlare di sesso?

A me sì, è capitato.

Un tempo lavoravo per la vigilanza privata, e in una meeting room era installata una telecamera di sorveglianza che, ahimè (anzi, ahiloro!), aveva anche l’audio inserito. Parlottavano animatamente gareggiando a chi per prima ne aveva assaggiato ed ingoiato di più.

Attente a non diventare degli spermatozoi ambulanti!

Quando è la donna ad essere innamorata, e l’uomo cortesemente afferma di non essere interessato a lei, l’ossessione è tanta che la porta a circuirlo con dell’acido in viso. Quando è l’uomo ad essere innamorato, e la donna non è a lui interessato, ne seguono solo fredde risposte.

Vogliamo parlare di alcune mie esperienze personali?

L’approccio con una semi sconosciuta non è mai andato a buon fine: mi hanno sempre sentenziato di avere già un ragazzo. Quando poi con un altro che le attizza (ragazzo sì, ragazzo no) si lasciano andare.

Alcuni anni fa ho postato un annuncio su internet per cercare una donna.

L’annuncio parlava di un uomo cinquantunenne in cerca di una seria relazione.

Ho ricevuto telefonate di donne che si masturbavano ed hanno avuto un orgasmo per telefono. Ovviamente quello che mi appariva era un numero privato.

Un’altra mi ha domandato le misure del mio pene. E questo è ciò che le è bastato per masturbarsi ed arrivare alla meta tanto ambita: l’orgasmo. Inutile dire che non ci siamo mai incontrati.

Colei che sono riuscito ad incontrare mi dice di avere già un uomo. Lo afferma solo per rendersi preziosa. Tanto preziosa che alla fine, nauseato di averla rincorsa per tre mesi, non ne volevo più sapere. E chi ci ha pianto è stata solo lei vedendomi andare via indifferente.

Con un’altra, sempre conosciuta su internet, alla domanda «Come mi immagini?» che faceva da preludio all’indomani del nostro primo incontro (questa volta sono stato ben attendo a non inviare foto personali), una risposta aleatoria ne ha fatto seguito: «Mah…Non so…”. Totalmente priva di fantasia, annoiata certamente. È stato un vero sollievo quando dopo pochi minuti mi ha richiamato per dirmi che il nostro appuntamento era da rimandare perché (improvvisamente!) si era ricordata di una (improvvisa!) visita medica. Inutile aggiungere che non c’è stato nessun secondo appuntamento.

Di una certa V di Milano capisco da come mi ha guardato che si è masturbata pensando al sottoscritto. Al mio tentativo di un invito a cena però mi rifiuta.

Strano, direte voi. No, dico io.

Tutto normale: mi ha già scopato come voleva nella sua fantasia.

Perché trasformare la fantasia in realtà?

Non credo in siti internet per cercare l’anima gemella: molti profiles sono ammiccanti ma fasulli. Sono fatti appositamente per incassare dagli abbonamenti e dalle clikkature. A rispondervi ci sono donne farlocche (o uomini che si spacciano per donne) di agenzie qualunquiste, compiacenti come una vera donna sa essere, e pronta ad ingannarvi come solo loro sanno fare.

Un accenno alla mia ultima esperienza tête-à-tête a Pescara che, pur essendo una città con il doppio degli abitanti di Caserta, mia città natale, resta comunque di un provincialismo tutto suo.

La signorina M, che dopo due mesi di sorrisi a trentadue denti ed occhi scintillanti solo per me, al mio approccio chiedendole di scambiarci i nostri numeri di cellullare, mi risponde picche. Al che mi viene il sospetto che avesse già un compagno, unica cosa di cui non potevo essere a conoscenza. E quando glielo chiedo mi becco una risposta del tipo «A prescindere…», che per esteso sta «A prescindere se ho o non ho un compagno, il mio numero di cellullare non te lo do.»

Mi arrendo alla sua ignoranza, anche se in seguito ha continuato a condirmi le giornate con i suoi sorrisi ed occhi luccicanti, sempre e soltanto per me.

Mi dispiace. Ma io non ho mai concesso ad alcuna il bis per il primo appuntamento.

Bella non è. Alta non è. Intelligente neppure. Giusto un po’ prosperosa di tette.

Ma scendi da quel piedistallo che quando cammini per strada nessuno si gira a guardarti. In seguito, ho scoperto che è una credente sfegatata di Dio, l’unica al mondo ad avere la prova inconfutabile della Sua esistenza. Quindi scopa solo con Dio. Non credo di aver perso la mia grande occasione.

Al grido delle donne «Ce l’ho solo io!», la verità è che non lo sanno neanche loro cosa vogliono.

Lo dicevano i Pooh «DAMMELA solo un minuto…»

Anche Ruggeri, Morandi e Tozzi «Si può DARLA di più…»

Ed anche Tiziano Ferro «Di PERE VERE…»

No, scusate. Quelle erano Sere Nere.

Le mie gambe intonano qualcosa di meglio con i Lunapop «C’è qualcosa di grande tra di noi…»

Allora dov’è la verità?

Se è vero che la verità è sempre nel mezzo e le donne pensano sempre con la figa, allora la verità è in mezzo alle loro gambe.

Con un mio amico di vecchia data della mia città natale si lasciano tutte andare. Lui, nonostante i suoi 65 anni, è un bell’uomo, ci prova e ci riesce con tutte, con tutte quelle rigorosamente sposate come lui. Lancia effusioni e ammiccamenti anche in presenza dei partner delle sue “vittime” che, alla minima provocazione di lui in fila alle casse, lei gli risponde con un sorriso smagliante.

Ci sta! Peccato che c’è il terzo incomodo presente.

Ogni due mesi ne cambia una, come fossero delle car sharing.

Sua moglie è grassa, costituzione a parte, per via della depressione quale colpa di tutte le sue marachelle. Ed anche se una volta in passato lo ha beccato, lui continua imperterrito.

Oramai rassegnata, si dà all’ingrasso più totale.

Quando una donna tradisce è un attimo di debolezza. Così si giustifica.

La mia domanda è: «E se lo avessi fatto io?»

Risposta: «Sei un maiale e basta!»

Come fanno gli uomini ad essere tutti maiali se le donne non sono tutte puttane?

La verità è che sposare un bell’uomo è come per un uomo sposare una bella donna: prima o poi si finisce cornificati.

Un uomo di cinquantatré anni non rincorre una donna con una rosa in mano.

Quello è un ragazzo alla sua prima esperienza amorosa.

Con un uomo prima ci scopi, poi arrivano le rose.

Piacersi, volersi bene, essere innamorati, e fare sesso sono quattro incipit che ogni coppia dovrebbe perseguire per un buon rapporto indelebile nel tempo. Se manca solo uno di questi intingoli, il rapporto è sicuramente incompleto, e prima o poi rischia di cedere.

Lasciate perdere quelle che passeggiano col cagnolino: non sanno come relazionarsi con un uomo se non avventandogli comandi. E visto che non ci riescono, optano per un cane, più facile da addomesticare. E dà anche meno fastidio di un uomo.

Poi vi sono quelle che fin quando non hanno trovato l’uomo che corrisponde al loro ideale, si danno alla masturbazione.

Le ostinate, invece, ce l’hanno solo per pisciare.

Soliloqui del pene

Avete mai sentito dire di un uomo che dice ad una donna “Non te lo do”?

Per la cronaca, questo periodo mi tocca molto lavoro a mano. Più “esercitazioni” che pratica. Viva l’artigianato!

L’impressione che ho è che la donna si stia prendendo la sua rivincita dopo tanti anni di annullamento in famiglia e professionale sul lavoro.

Ma lo sta facendo, purtroppo, nel modo sbagliato.

DA QUANTO NON SCHIACCI?

Posted by Dario Russo under Creampie Me Press on mercoledì Mar 15, 2023

DA QUANTO NON SCHIACCI?
di MammaDalla69

Cinque minuti.
Provate a rispondere così ad una donna alla domanda di cui sopra.
O vi mollerà, o vi scoperà a morte.

Non siamo solo noi uomini ad andare a fottere in giro. La donna non è da meno. Ma non vi illudiate che sia sempre pronta a schiacciare ovunque e con chiunque. Sono prese dai loro blocchi psichici dovuti al nostro 730. Sempre prima il Dio soldo.

Noi uomini invece di blocchi non ne abbiamo. Perché la voglia di scopare con chiunque ci capiti non ci manca mai. Non è vero che basta che sia un buco e respiri (questa frase solitamente non la dice l’uomo, ma la donna – strano ma vero!), ma semplicemente perché non ci interessa il loro 730.

Il sesso non viene visto dalla donna come un’esigenza, come quando apre il frigorifero perché ha fame. Eppure, quando si tratta di scopare chi la tira per le lunghe è sempre lei, e di aprire le gambe non se ne parla nemmeno.

Preludio a parte, sono molti i binomi sul sesso. E ce ne sarebbero molti altri. Ma per ora accontentatevi di questi:

Sesso e giovani

Durante il lockdown il porno divo Rocco Siffredi ha dichiarato che sono state molte le ragazze 20-22enni che lo hanno contattato chiedendogli di fare la loro prima volta con lui. Vergini sì, ma di buon gusto per scegliere di farsi inaugurare da un “apriscatole” del genere.

Sesso e anziani

Gli anziani soffrono di una progressiva diminuzione dell’appetito sessuale e, di conseguenza, della frequenza della sua attività. Le cause possono essere molteplici e vanno dalla salute fisica a quella psicologica, dalle disfunzioni sessuali ai problemi pratici.

Cosa saranno mai questi problemi pratici? Le posizioni? Buttate giù quei panzoni, uomini! E voi donne, a proposito del frigorifero di cui sopra, non lo aprite troppo. Soprattutto dopo sposate che, si sa, vi date facilmente all’ingrasso. Datevi da fare! Appellatevi a Priapo, antica divinità greca, simbolo dell’istinto sessuale.

Sesso e politica

Quante delle donne in politica (carine come la Bellini. Mara Carfagna, Maria Elena Boschi, Barbara Matera, Simona Bonafè, Licia Ronzulli, e chi più ne ha più ne metta) sono dovute andare con qualche pezzo grosso (ed il pezzo grosso non è quello che hanno in mezzo alle gambe) dietro le quinte per arrivare dove sono arrivate?

Contando che in Italia non esiste la meritocrazia (altrimenti non saremmo dove siamo), è facile a dirsi: tutte.

Sesso e cinema  

#MeToo

Di questo movimento ne avevamo già parlato in un precedente articolo (SKIZZI SKAZZI), qualcosa che ha a che fare con Asia Argento sostenitrice del #MeToo che dichiara di aver subìto violenza sessuale trent’anni prima dal suo produttore americano. E che adesso, ormai cartuccia vuota, finalmente si decide a denunciarlo. Ma vogliamo scherzare? Trent’anni? E già: prima la sua carriera andava a gonfie vele. Ora, al tramontar del sole, facciamoci altra pubblicità col #MeToo.

È talmente cambiata Asia Argento che a stento l’ho riconosciuta nell’ultimo film di suo padre Dario, Occhiali neri. Un’emerita boiata (fate a meno di vederlo). Il sottoscritto avrebbe saputo fare di meglio. Anzi, lo ha già fatto (https://www.imdb.com/name/nm8651103/?ref_=nv_sr_srsg_2).

Qualcosa vorrei dirlo anche a proposito di Yana Malaiko, l’ultima delle molte altre che l’hanno preceduta che, come lei, hanno fatto una fine che non meritavano. Nessuno merita di morire per mano del proprio uomo. Però c’è bisogno anche che qualcuno dica a queste donne che non si cambia un uomo per un altro con la stessa facilità di inviare un messaggio su WhatsApp (mollarsi con un messaggio pare che sia l’andazzo da qualche anno a questa parte).

Sesso e musica

La musica attiva i circuiti cerebrali del piacere, un po’ come il cioccolato, con il conseguente rilascio di dopamina e serotonina, che ci pone quindi più facilmente in un atteggiamento di disponibilità nei confronti del partner (vale anche per le donne?), permettendoci così di vivere il nostro rapporto sessuale più intensamente.

Mah! Io preferisco senza musica e sentire i gemiti di goduria della donna che ho tra le braccia. È questo il mio “testosterometro”.

Secondo la rivista GQ, sono dieci le canzoni che potrebbero aiutarvi nelle vostre performance sessuali:

10. Intro (The XX)

9. Magic (Coldplay)

8. Need You Tonight (INXS)

7. Lollipop (Lil Wayne)

6. Love Me Like You Do (Ellie Goulding)

5. Sexy Back (Justin Timberlake)

4. Drunk in Love (Beyoncé)

3. Skip di (Rihanna)

2. Love To Love You Baby (Donna Summer)

1. Let´s Get It On (Marvin Gaye)

Altri suggerimenti?

Io uno ne avrei.

Leggete un bel libro erotico.

Roberto Malone, ovvero Storia di un porcospino italiano, di illustri madrigali e di copriletti infuocati a parte, questa volta vi propongo una novella estratta da La donna è tutta qui, non più una sceneggiatura ma un romanzo di storielle erotico-sessuali dove la donna è l’assoluta protagonista. Tutte storielle divertenti, alcune vere, alcune raccontate, altre inventate di sana pianta.

La storia che segue non ha un titolo. Ma se volete, potete pensarci voi.

La donna è veramente un animale strano.

     Sa dimostrare di essere attaccata ai soldi o alla posizione sociale di un uomo anche nei momenti più intimi

e impensabili.

     È il caso di Luisa D. di una città del Friuli non pervenutaci che, trovandosi con l’ennesimo partner occasionale, era solita smaniarsi ed eccitarsi nei preliminari facendosi raccontare da lui l’entità del suo lavoro o business.

     Lui, messo in guardia da qualche predecessore di lei, aveva escogitato una trovata a dir poco eccellente nel suo genere.

     L’aveva mantenuta sulle spine senza rispondere alle sue impellenti domande fino al momento di indossare il condom, sul quale aveva appositamente fatto stampare a caldo il suo Curriculum Vitae.

     Alla visione non di quell’irto membro, ma di quel CV da business man dell’elettronica di consumo, l’eccitazione di lei andò in brodo di giuggiole.

     La storia del condom con CV venne tenuta nascosta per un po’, finché non fu proprio quella fabbrica di preservativi a fiutarne un possibile business, e ad inserirne in catalogo di diversi tipi, tutti con CV altamente qualificati, che per un po’ andarono a ruba.

     Tutti rigorosamente per Luisa D.

Tutta Tette

Posted by Dario Russo under Creampie Me Press on lunedì Feb 27, 2023

TUTTA TETTE
di MammaDalla69

L’immagine che vedete parla chiaro: un ristorante cinese a Shanghai, città dove ho soggiornato in vacanza per un paio di settimane, pubblica questa immagine su diversi siti e riviste specializzate del settore che hanno acclamato con gran fervore al lancio pubblicitario strabiliante del suo gestore a suon di “Più son grosse le tue tette, più ridotto sarà il tuo conto”, offerta valida solo per il giovedì. Il cosplay, che tutti sapete essere il vestirsi e l’imitare un personaggio dei fumetti o anime giapponesi (al Rimini Comix ogni estate si svolge una sorta di gara-manifestazione), ha fatto preferire i nomi giapponesi delle ragazze a quelli usuali cinesi. Le lettere sostituiscono i nostri numeri per individuare le misure delle poppe: per cui la A è la misura più ridotta, la G è per le tEttE gigantEschE.

Di clienti al femminile ne sono arrivati, anche di quelle che dell’offerta non sapevano nulla. Ma non tantissime, come il gestore sperava, e soprattutto niente tettone. Non perché la Cina ne sia priva. Anzi, tra quelle naturali e quelle artefatte, battono l’occidente di gran lunga. Viva l’oriente per quei (mammoni!) come me a cui piace degustare tettone di ogni genere, misura e qualità.

Pubblicamente l’intimità delle ragazze cinesi non salta mai fuori, tranne in alcuni casi sporadici. A tu per tu invece ci sanno fare, e sono molto più brave di molte nostre connazionali. Basta saperle coinvolgere, e loro coinvolgeranno te, anche in un ménage a tre. Parola di specialista 🙂

Come autore di romanzi e sceneggiature erotico-hard ho preso subito la palla al balzo. Scelgo così di fare una presentazione del mio libro Roberto Malone, ovvero Storia di un porcospino italiano, di illustri madrigali e di copriletti infuocatipresso un bar serale a base di cocktail, stuzzichini ed angolo lettura situato nella Roma popolare, bar frequentatissimo dai giovani e coppie di mezz’età, bar di cui preferisco non fare il nome.

Perché? Perché è stato un clamoroso flop. Nonostante parliamo di una grande città dove ci si aspetta una mentalità più aperta che retrograda o provinciale, le ragazze si sono mostrate a dir poco indignate all’idea di dovesi sottoporre ad una misurazione a vista delle loro tette per un libro (il mio…Aaaagh!) ed un caffè gratis. Non parliamo poi di quelle che arrivavano in coppia. Solo dopo ho capito che poteva scapparci il morto. Io!

Il gestore del bar, mio conoscente, aveva già chiamato qualche giornalista locale, suo conoscente, per pubblicizzare l’evento, nell’eventualità di poterlo ripetere nelle settimane successive. Vistone i risultati, tra clienti incazzati e quelli che si davano a gambe levate o per dispersi, il gestore chiama il proprietario, il proprietario chiama me, e mi manda via con un gentile vaffan…Altro non aggiungo.

Se l’evento fosse sopravvissuto, avrei avuto in mente anche una classificazione delle tette per la loro forma. Eh, sì. Perché non tutte le tette sono uguali.

Così mi ero inventato quattro classificazioni:

  1. Tette scoscese – cioè quelle che, una volta levato via il reggiseno, seppur sode cascano giù come due impiccati;
  2. Tette oblunghe (non hanno niente a che vedere con La cassa oblunga di Edgar Allan Poe) – sono quelle tette talmente afflosciate che sembrano due piccoli reni pendenti ai lati. Sì. Perché per capire come sono bisogna per forza non portare il reggiseno…E su, forza. Mettitelo ‘sto reggiseno, che son proprio brutte a vedersi.
  3. Tette a schiera – sono quelle che se viste da un profilo laterale appaiono come un lungo naso. E non sono mica male se di una certa misura (almeno una terza).
  4. Tette dannunziane – trovandomi da qualche tempo a Pescara, città natia del poeta Gabriele D’Annunzio (dove molte delle costruzioni abitative hanno le cosiddette terrazze dannunziane, cioè un’unica grande balconata ben squadrata che si estende per il lato più ampio dell’appartamento), le tette dannunziane sono quelle che una volta venivano definite tette a balconcino, cioè poco pendenti verso il basso e ben rifinite (squadrate appunto) ai lati.
  5. Tette di A***** (qui la privacy è d’obbligo) – Sempre a Pescara in Viale Marconi c’è la pizzeria A*****. La signorina che vi serve i tagli di pizza, a tavolo o da asporto (che non si chiama A*****, ma il nome le donerebbe tantissimo), dovendosi chinare ed allungare ad afferrare i tranci di pizza, le sue tette non penzolano nel vuoto come normalmente accade, ma restano su. Due tette che sfidano la forza di gravità.

Oltre ad essere giovane, carina e ben truccata, è vestita di un cappellino bianco e di una maglietta aderente, anch’essa bianca, attrazione (non innocente) per la quale potreste vedere i suoi capezzoli. Ed anche se non li vedete, arrapati come siete, vi sembrerà di vederli comunque. Non basterà un trancio di pizza al salame piccante a sbollirvi.

Attenzione: non perdete di vista le sue tette, e le vostre mani, altrimenti la vista di sicuro la perderete, e niente più tette di A*****. E non lasciatevi nemmeno sfiorare dall’idea di qualche avance con lei: voi e la vostra pizza potreste diventare ben cotti. Non si scherza con A*****. È un po’ come azzardarsi a chiedere ad una teenager “Com’è stata la prima volta?”: Non ve lo dirà mai e s’incazzerà di sicuro.

Un mio ex collaboratore mi diceva: «Una donna senza tette è come un uomo senza cazzo!». Mah…Sarà vero? Alle postere l’ardua sentenza.

La mia vita da gigolò

Posted by Dario Russo under Creampie Me Press on lunedì Feb 13, 2023

La mia vita da gigolò
di MammaDalla69

“Mi chiamo ***, ho *** anni, e vivo a Milano.”

“Ma preferisco che i miei dati non compaiano nella vostra intervista, dovendo accennare ad alcuni fatti personali.”

“Il mio approccio con il sesso è iniziato a tredici anni con la masturbazione. Neanche tanto precoce, a sentire i miei amici che avevano iniziato qualche anno prima. Quando ho iniziato a sentire le prime inibizioni, non capivo bene cosa mi stesse succedendo. Riuscii a capire meglio vedendo per la prima volta un film porno su internet. La necessità di trovare una ragazza è giunta un annetto dopo: stanco di masturbarmi, ci masturbavamo a vicenda. Fu bello, ma dopo un po’ non mi bastava più. Non eravamo innamorati. Ci piacevamo soltanto, e probabilmente anche lei doveva essere stanca di masturbarsi. Una volta mi confessò di essersi masturbata più di dieci volte in un giorno pensando a me. I miei coetanei erano già al loro primo rapporto sessuale. Anch’io volevo mettermi alla pari con loro, come gareggiare in un gioco. Ma poi il gioco divenne un’esigenza, e l’esigenza il mio attuale lavoro. E come ogni gioco, quando volge al termine si cambia partner. Non volevo ancora imbarcarmi in una relazione seria: non mi avrebbe permesso di fare altre esperienze. E soprattutto non avrei mai capito la mia inclinazione verso il sesso, quello etero intendo. Non sono bisex, ci tengo a specificarlo.”

“In età più adulta, verso i ventidue, avevo già intuito che la mia strada sarebbe stata quella del gigolò. Troppi impulsi e troppa masturbazione. Una ragazza non mi bastava. Non avendo un ideale di donna, nel senso che mi piacciono tutte, ero sempre in costante ricerca, anche se non avevo ancora idea di cosa si trattasse di preciso essere un gigolò. Continuavo ad andare in palestra, a frequentare i miei vecchi amici, ma allo stesso tempo sentivo l’esigenza di voler cambiare. Smembrarmi di questa pelle per indossarne una nuova. Attualmente sono gigolò da sei anni, ed ho un rapporto meraviglioso da due anni con la mia attuale ragazza che, ahimè, non sa ancora nulla del mio vero lavoro. Non so come andrà a finire quando glielo dirò, o sarà lei a scoprirlo. Non sono ancora pronto per una confessione completa. Credo che però lei abbia intuito qualcosa. Una volta lei mi accennò di una sua fantasia: quella di voler fare sesso con me ed altre donne. Ed io stupidamente le chiesi del perché non anche con più uomini. Lei si indispettì, e non fece più cenno a questo argomento. Si era sentita come messa in vendita dal proprio uomo. Per questo penso che abbia in qualche modo intuito qualcosa del mio lavoro, anche per via degli orari flessibili. A volte sparisco per giorni senza rispondere ai suoi messaggi inventandomi delle riunioni. Non so se crede ancora che sia un manager dell’informatica. Se lo fossi davvero non potrei andare in giro con l’auto e gli abiti firmati che ho. Il lavoro di manager, per quanto possa essere remunerativo, non ti permette di arrivare ad alti guadagni come quello del gigolò.”

“E se la tua donna un giorno ti chiedesse di avere un figlio?”

“Il desiderio di diventare padre ancora non mi affascina. Sono ancora troppo giovane per intraprendere questa strada. Non so cosa significhi essere un padre. Sarei costretto a cambiare lavoro, che adesso non voglio. Ce lo vedreste un padre con un lavoro come il mio? Voglio ancora fare sesso e masturbarmi quanto voglio. Non mi stanco mai. Riesco ad avere un’erezione al solo vedere una ragazza che fa shopping mi piace, anche se poi non riesco ad approcciarla. C’è una cosa che dovete rendervi conto e che molti non sanno: posso essere piacevole, posso essere un grande amatore con le mie clienti, però non è detto che riesca a portarmi a letto tutte le donne che voglio. È la ragazza comune, quella che vedo per strada tutti i giorni, che più mi intriga. Ma magari è proprio con lei che non riesco nel mio intento.”

“Sei consenziente alla legalizzazione del tuo mestiere? Tasse a parte, si parlerebbe di igiene e sicurezza.”

“Inutile dire di sì. È ovvio. Ma siamo in Italia: tra il Papa e la gente perbenista che preferisce relegare la legalizzazione della prostituzione con il favoreggiamento, non potrà mai accadere. Poi si lamentano del lavoro nero e degli evasori fiscali. Siamo veramente ridicoli. Trovatemi un politico che voglia davvero debellare la prostituzione: nessuno lo voterebbe.”

“Hai mai pensato al porno? Cioè diventare un attore per produzioni amatoriali che ti permettono di nascondere il viso, o a quelle di un certo budget e serietà professionale?”

“No. Neanche con l’uso di una mascherina o con un effetto in post-produzione per coprire il volto. La mia intimità deve necessariamente rimanere tra quattro mura. Una volta una cliente mi chiese di essere ripresa durante un nostro amplesso. Me ne andai. Avevo paura che avesse nascosto qualche telecamera.”

“Perché secondo te molti gigolò amano non mettere le loro foto reali sui siti?”

“Le mie sono reali. La mia ragazza non gira su questi siti. Non fa parte dell’educazione inculcatale. Credo che molti non lo facciano per paura di essere riconosciuti nella vita di tutti i giorni, o dalla loro ragazza. Non dimentichiamoci poi dei parenti ed amici. Anche loro contribuiscono a farci sentire degli alieni. I miei non sanno nulla del mio lavoro. Ho paura che possano compromettermi tutto, quando magari un giorno sarò io a decidere che tutto finisca. Non è neanche giusto però che una cliente si ritrovi con un uomo che non è quello contattato in foto.”

“Il 25 novembre è stata la giornata antiviolenza sulle donne. Pensi che davvero possa bastare una semplice onorificenza per fronteggiare il problema?”

(Ride) “Il problema si risolverebbe se ci fosse più informazione corretta e meno proibizionismo. Ciò implicherebbe una maggiore cultura e educazione nel rispetto della donna. Ribadisco che mi piacciono le donne, e mi piace il mio lavoro. Ma non ho mai costretto alcuna donna ad un rapporto sessuale non consenziente.”

Anche a lui mostro il mio libro Roberto Malone, ovvero Storia di un porcospino italiano, di illustri madrigali e copriletti infuocati, invitandolo a leggere dalla pagina 19 alla 27, le stesse per la escort. Gli do alcuni input. Poi mi allontano lasciando che si immerga nella lettura.

Esce dalla stanza dopo una ventina di minuti guardandomi perplesso.

“Mi piace. Non ha niente a che vedere con i film porno odierni. Si respira aria di retrò.”

Poi mi chiede di parlargliene in po’ più approfonditamente: trama, intrecci, aneddoti curiosi, ecc. E mi domanda:

“Hai intenzione di farci un film? Io ci sto a fare la parte di Malone da giovane.”

Sorrido spensieratamente, pensando che la sua faccia sarebbe un match alquanto riuscito con quella di Roberto Malone da giovane.

“Purtroppo per ora nessuno sembra essere interessato a farci un film, Roberto Malone compreso, che non so neanche se l’ha letta.”

Mi sorride, ci salutiamo amichevolmente stringendoci la mano, e promettendoci di rivederci per un caffè. E magari di riparlarne.